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• BLOB & Co. di Barbara Uderzo *
2 Dicembre 2016
BLOB & Co. di Barbara Uderzo *
Ogniqualvolta Barbara Uderzo si accinge alla realizzazione di un BLOBring per lei inizia un'avventura; il Blob, "il fluido che uccide" (dal titolo di un famoso B-movie di fantascienza degli anni '50), non si sa che cosa ingloberà o inghiottirà e il finale della pellicola sarà sempre inedito e stupefacente: BLOBring Food, cibo e utensili da cucina (fette di torta, panini al salame, mele, panna montata, glasse, tazzine, teiere, caffettiere, piattini, posate, bicchieri); BLOBring Animalia, rane, uccellini, pesci, aragoste e cavallucci marini; BLOBring Mostri e Marziani, BLOBring Supereroi, BLOBring Rosae, etc. L'artista dal 1992 ci racconta la contemporaneità e con i BLOB (titolo che da alcuni anni ha esteso anche alle spille) ci da la possibilità, indossandoli, di viverla e di farne parte senza esserne "divorati".
Aspetto titpico della Pop-Art è la trasformazione di oggetti di consumo in icone comunicative attraverso la loro decontestualizzazione ed è per questo che Barbara Uderzo è a tutti gli effetti un'artista pop. I BLOB sono assemblaggi manuali di plastiche policrome ed elementi polimaterici, montati su basi metalliche in argento, modellate a mano (serie INCREDIBLE), realizzate a micro-fusione e ricoperte di bruniture e rodiature. Ironici e iper-decorati questi microcosmi sono dall'artista attentamente studiati nei loro equilibri ponderali e dimensionali in modo da dialogare con i movimenti della mano e propongono frammenti di narrazione che inaspettatamente vanno ad interagire con l'osservatore trascinandolo in un mondo spiazzante e surreale. L'inedita combinazione degli elementi polimaterici - la cui svariata provenienza ci fa pensare all'odierno, inesauribile supermarket globale - fagocitati dalla plastica magmatica, crea una istantanea interazione tra noi e l'inarrestabile flusso mediatico contemporaneo in cui siamo quotidianamente immersi, così attraverso flash di non-senso l'artista ci propone sottotracce di senso, allusive o esplicite, e la plastica è il loro metamorfico collante.
Barbara Uderzo alcuni decenni fa ha iniziato a sperimentare le potenzialità artistiche di questo materiale, di uso industriale e in origine messo a punto per la produzione di massa, modellando gli stock di lavorazione dell'azienda familiare e, ogni tanto, in alcuni BLOB utilizza ancora dei "bianchi" ottenibili solo dalla plastica degli anni Sessanta. In effetti le plastiche policrome sembrano miscelate come un impasto preparato su tavolozza, il che mi fa ripensare alla sapiente preparazione dei pigmenti che i pittori facevano nei secoli passati. Quando qualche anno fa Barbara mi ha mostrato i BLOBring Rosae (che nel 2009 abbiamo scelto di esporre alla mostra del Filatoio di Caraglio "Rose, purezza e passione nell'arte dal Quattrocento a oggi") le ho detto "si vede che sei veneta, la tua gamma dei verdi si ispira a quella di Tiziano" e i suoi impasti sono davvero magistrali. A volte la sua plastica da osservatori inesperti viene scambiata per vetro, questo succede quando l'impasto è "cristallino" e così trasparente appunto da risultarne confuso. L'artista sulle modalità di impasto con ragione fa mistero, mi ha spiegato che è una procedura da lei individuata grazie ad una pratica costante che le ha permesso di scoprire la natura "organica" del materiale sistetico e quando ha ultimato la spilla BLOB "Ritratto di Lia" (2 dicembre 2016) più di una volta si è soffermata proprio sulla risposta "viva" ottenuta con la plasmazione. Appunto le ho chiesto di farmi il ritratto e mi ha detto di si: io pensavo ad un bracciale ma lei mi ha convinto che era meglio una spilla perchè così veniva a disporre di una maggiore superficie espressiva e dialogante. In effetti nell'ambito del gioiello contemporaneo l'anello ci appartiene ma è attraverso la spilla che ci mostriamo e veniamo guardati.
Ricorrere all'appartenenza di genere per spiegare le scelte espressive di un'artista può risultare banale, a mio avviso però solo così si riesce a capire perchè sia stata Barbara Uderzo a creare i Bijoux-chocolat: catene e anelli interamente di cioccolato comodamente indossabili, dalla forme semplificate rese preziose da pellicole in oro puro e patine vellutate. Quando li ho visti mi ha sconcertato la semplicità con cui l'artista è riuscita a rielaborare in chiave concettuale il secolare utilizzo del gioiello come mezzo di seduzione ed esplicito riferimento alla bellezza carnale femminile. I Bijoux-chocolat si indossano a pelle, si sciolgono con il calore del corpo, si consumano con il totale coinvolgimento dei sensi: sono opere effimere ma sublimi nella loro caducità, sono totalmente "barocche".
Anche nei Succulent-Rings il legame sentimentale, che per consuetudine e tradizione la donna condivide con l'anello visto come contenitore di memorie e scrigno di promesse, ritrova una raffinata reinterpretazione: solo una femminile perseveranza, una insistente attenzione, una quotidiana dose di cure "materne" inducono la minuscola spinosa pianta grassa, delicatamente conficcata nel corpo ligneo dell'anello (appositamente modellato), alla fioritura.
La ricerca di forme accattivanti e coinvolgenti, frutto di una particolare sensibilità, tutta femminile, nei confronti del corpo inteso come soggetto sensoriale, ha spinto nel corso degli anni l'artista a sperimentare altri materiali edibili e come nel paniere di verzure della bella contadina che va "al fosso con ravanel, remulass barbabietole e spinass" anche in quello di Barbara scopriamo oltre al cioccolato altre varietà: FoodBijoux, GlucoGioielli, Free.Zero. Attraverso performances l'artista "offre al pubblico" opere che vedono come protagonista il cibo e gli spazi interiori ed esteriori del suo consumo: tavole e corpi apparecchiati di zucchero, caramelle e liquirizie, ghiaccio e vino, frutta e verdura.
Barbara Uderzo è nata a Vicenza, distretto orafo specializzato nella produzione di catene, ma a Milano, culla del design italiano, ha il suo studio "The BLOB House", infatti design e prodotto sono due concept che caratterizzano la sua ricerca nell'ambito della creazione di multipli. Dal 1990 infatti accanto ai pezzi unici, realizza serie limitate utilizzando tecniche di metallurgia industriale come la microfusione a cera persa, la galvanoplastica e la galvanostegia. Accanto alle catene "Bigolì", le cui maglie sono ideate a pezzo unico in argento, vi sono ad esempio le serie in argento e metalli non preziosi "Rocciosa" e "Anellini", nate come sequenze di moduli realizzati a fusione e dall'artista assemblati ricombinandoli e intervallandoli con elementi unici: lunghezze e andamenti sono personalizzabili agganciando alle estremità delle sequenze segmenti trasformabili.
Lia Lenti
* Testo e foto soggetti a copyright - tutti i diritti riservati.
2 Dicembre 2016
BLOB & Co. di Barbara Uderzo *
Ogniqualvolta Barbara Uderzo si accinge alla realizzazione di un BLOBring per lei inizia un'avventura; il Blob, "il fluido che uccide" (dal titolo di un famoso B-movie di fantascienza degli anni '50), non si sa che cosa ingloberà o inghiottirà e il finale della pellicola sarà sempre inedito e stupefacente: BLOBring Food, cibo e utensili da cucina (fette di torta, panini al salame, mele, panna montata, glasse, tazzine, teiere, caffettiere, piattini, posate, bicchieri); BLOBring Animalia, rane, uccellini, pesci, aragoste e cavallucci marini; BLOBring Mostri e Marziani, BLOBring Supereroi, BLOBring Rosae, etc. L'artista dal 1992 ci racconta la contemporaneità e con i BLOB (titolo che da alcuni anni ha esteso anche alle spille) ci da la possibilità, indossandoli, di viverla e di farne parte senza esserne "divorati".
Aspetto titpico della Pop-Art è la trasformazione di oggetti di consumo in icone comunicative attraverso la loro decontestualizzazione ed è per questo che Barbara Uderzo è a tutti gli effetti un'artista pop. I BLOB sono assemblaggi manuali di plastiche policrome ed elementi polimaterici, montati su basi metalliche in argento, modellate a mano (serie INCREDIBLE), realizzate a micro-fusione e ricoperte di bruniture e rodiature. Ironici e iper-decorati questi microcosmi sono dall'artista attentamente studiati nei loro equilibri ponderali e dimensionali in modo da dialogare con i movimenti della mano e propongono frammenti di narrazione che inaspettatamente vanno ad interagire con l'osservatore trascinandolo in un mondo spiazzante e surreale. L'inedita combinazione degli elementi polimaterici - la cui svariata provenienza ci fa pensare all'odierno, inesauribile supermarket globale - fagocitati dalla plastica magmatica, crea una istantanea interazione tra noi e l'inarrestabile flusso mediatico contemporaneo in cui siamo quotidianamente immersi, così attraverso flash di non-senso l'artista ci propone sottotracce di senso, allusive o esplicite, e la plastica è il loro metamorfico collante.
Barbara Uderzo alcuni decenni fa ha iniziato a sperimentare le potenzialità artistiche di questo materiale, di uso industriale e in origine messo a punto per la produzione di massa, modellando gli stock di lavorazione dell'azienda familiare e, ogni tanto, in alcuni BLOB utilizza ancora dei "bianchi" ottenibili solo dalla plastica degli anni Sessanta. In effetti le plastiche policrome sembrano miscelate come un impasto preparato su tavolozza, il che mi fa ripensare alla sapiente preparazione dei pigmenti che i pittori facevano nei secoli passati. Quando qualche anno fa Barbara mi ha mostrato i BLOBring Rosae (che nel 2009 abbiamo scelto di esporre alla mostra del Filatoio di Caraglio "Rose, purezza e passione nell'arte dal Quattrocento a oggi") le ho detto "si vede che sei veneta, la tua gamma dei verdi si ispira a quella di Tiziano" e i suoi impasti sono davvero magistrali. A volte la sua plastica da osservatori inesperti viene scambiata per vetro, questo succede quando l'impasto è "cristallino" e così trasparente appunto da risultarne confuso. L'artista sulle modalità di impasto con ragione fa mistero, mi ha spiegato che è una procedura da lei individuata grazie ad una pratica costante che le ha permesso di scoprire la natura "organica" del materiale sistetico e quando ha ultimato la spilla BLOB "Ritratto di Lia" (2 dicembre 2016) più di una volta si è soffermata proprio sulla risposta "viva" ottenuta con la plasmazione. Appunto le ho chiesto di farmi il ritratto e mi ha detto di si: io pensavo ad un bracciale ma lei mi ha convinto che era meglio una spilla perchè così veniva a disporre di una maggiore superficie espressiva e dialogante. In effetti nell'ambito del gioiello contemporaneo l'anello ci appartiene ma è attraverso la spilla che ci mostriamo e veniamo guardati.
Ricorrere all'appartenenza di genere per spiegare le scelte espressive di un'artista può risultare banale, a mio avviso però solo così si riesce a capire perchè sia stata Barbara Uderzo a creare i Bijoux-chocolat: catene e anelli interamente di cioccolato comodamente indossabili, dalla forme semplificate rese preziose da pellicole in oro puro e patine vellutate. Quando li ho visti mi ha sconcertato la semplicità con cui l'artista è riuscita a rielaborare in chiave concettuale il secolare utilizzo del gioiello come mezzo di seduzione ed esplicito riferimento alla bellezza carnale femminile. I Bijoux-chocolat si indossano a pelle, si sciolgono con il calore del corpo, si consumano con il totale coinvolgimento dei sensi: sono opere effimere ma sublimi nella loro caducità, sono totalmente "barocche".
Anche nei Succulent-Rings il legame sentimentale, che per consuetudine e tradizione la donna condivide con l'anello visto come contenitore di memorie e scrigno di promesse, ritrova una raffinata reinterpretazione: solo una femminile perseveranza, una insistente attenzione, una quotidiana dose di cure "materne" inducono la minuscola spinosa pianta grassa, delicatamente conficcata nel corpo ligneo dell'anello (appositamente modellato), alla fioritura.
La ricerca di forme accattivanti e coinvolgenti, frutto di una particolare sensibilità, tutta femminile, nei confronti del corpo inteso come soggetto sensoriale, ha spinto nel corso degli anni l'artista a sperimentare altri materiali edibili e come nel paniere di verzure della bella contadina che va "al fosso con ravanel, remulass barbabietole e spinass" anche in quello di Barbara scopriamo oltre al cioccolato altre varietà: FoodBijoux, GlucoGioielli, Free.Zero. Attraverso performances l'artista "offre al pubblico" opere che vedono come protagonista il cibo e gli spazi interiori ed esteriori del suo consumo: tavole e corpi apparecchiati di zucchero, caramelle e liquirizie, ghiaccio e vino, frutta e verdura.
Barbara Uderzo è nata a Vicenza, distretto orafo specializzato nella produzione di catene, ma a Milano, culla del design italiano, ha il suo studio "The BLOB House", infatti design e prodotto sono due concept che caratterizzano la sua ricerca nell'ambito della creazione di multipli. Dal 1990 infatti accanto ai pezzi unici, realizza serie limitate utilizzando tecniche di metallurgia industriale come la microfusione a cera persa, la galvanoplastica e la galvanostegia. Accanto alle catene "Bigolì", le cui maglie sono ideate a pezzo unico in argento, vi sono ad esempio le serie in argento e metalli non preziosi "Rocciosa" e "Anellini", nate come sequenze di moduli realizzati a fusione e dall'artista assemblati ricombinandoli e intervallandoli con elementi unici: lunghezze e andamenti sono personalizzabili agganciando alle estremità delle sequenze segmenti trasformabili.
Lia Lenti
* Testo e foto soggetti a copyright - tutti i diritti riservati.